A Arezzo, à ma seconde patrie

Lettera di Fernand Brisset a Pier Ludovico Occhini (25 maggio 1935)

Brisset a Occhini, 25.05.35

Il 25 maggio 1935 il Brisset torna a scrivere al presidente dell’Accademia, Pier Ludovico Occhini, in quella che sembra essere una comunicazione cordiale e per certi aspetti “familiare”. Egli infatti, dopo essersi scusato per aver declinato l’invito a partecipare alla sesta settimana petrarchesca, adducendo problemi di salute (a quella data Brisset aveva 83 anni), si lancia in un elogio del tutto gratuito e di parte del regime fascista e della figura stessa di Benito Mussolini («... grâce a la grandeur et à la justesse des vues d’un Mussolini...»). Da qui passa a descrivere la propria infanzia, legata indissolubilmente alla figura dello zio: preso dalla curiosità aveva iniziato a leggere i numerosi libri presenti nella biblioteca di famiglia e a imparare, da autodidatta, la lingua italiana. Insoddisfatto delle traduzioni francesi del Petrarca, inizia a fare traduzioni egli stesso, e si mette in viaggio per tutta l’Italia alla ricerca dei luoghi del poeta. 

Par mon oevre ai-je atteint le but de ma priére:

Faire aimer mieux Pétrarque en France? Je l’éspère