Fernand Brisset traduttore del Petrarca

Se si eccettua un saggio dedicato a Laura, lunga confutazione delle tesi dell’abate di Sade sulla donna amata dal poeta, Fernand Brisset si è fatto conoscere come «petrarchista francese» attraverso le sue traduzioni.

Sono quattro i volumi, pubblicati a due a due a una trentina di anni di intervallo, che lo portano alla ribalta sotto la luce dei riflettori petrarcheschi. Si fa infatti conoscere/indurre alla pubblicazione (quando presenta il primo manoscritto a Alfred Mézières e ad Antonio Fogazzaro), e riconoscere, specie dai dedicatari cui oculatamente indirizza i volumi (ultimo della serie, Henri Hauvette).

Ecco i titoli, raggruppati a ‘coppie’:

  • Les sonnets de Pétrarque à Laure, Traduction nouvelle, avec introduction et notes, par Fernand Brisset, Paris, Perrin, 1899
  • Pétrarque, Canzones, triomphes et poésies diverses, traduction nouvelle, avec introduction et notes, par Fernand Brisset, Paris, Perrin, 1903 

  • Fernand Brisset, Pétrarque à Laure. Les Sonnets, Traduction nouvelle rythmée, Préface du Prof. Augusto De Benedetti, Paris, Quereuil, 1933 [N.B. questa edizione finisce con un «Résumé chronologique de la vie de François Pétrarque», in cui afferma che in volgare Petrarca ha celebrato esclusivamente il culto dell’Amata]
  • Fernand Brisset, Pétrarque à Laure. Canzones, ballades, sextines et Triomphes et Poésies à divers, Traduction nouvelle rythmée, Paris, Quereuil, 1934 

Nell’intervallo tra il secondo e il terzo volume, Brisset pubblica a Londra una selezione antologica di sonetti: Sonnets à Laure. Traductions, London, Leopold B. Hill, 1921. Da da segnalare inoltre una pregiata riedizione postuma (la cui irreperibilità potrebbe però essere indizio di scarso successo): Pétrarque, Madrigaux, sextines, ballade, sonnets, chants, mise en vers français due à Fernand Brisset, gravures de Yves Trémois, Paris, Les Cent Bibliophiles, 1958.

Brisset precisa che segue nelle sue traduzioni dal Canzoniere l’ordine Marsand (che dice di leggere in un’edizione francese del 1879, non reperibile tuttavia nel catalogo della BnF, ma che probabilmente riproduce l’ed. Firmin-Didot del 1857). Nelle prime due parti Antonio Marsand raggruppa i componimenti dedicati a Laura («Sonetti e canzoni» in vita, e poi in morte di M. Laura), rinviando nella quarta e ultima parte i «Sonetti e canzoni di varj argomenti». Brisset adotta tale criterio e esegue un’ulteriore operazione: dalle prime due parti di Marsand preleva i soli sonetti («à Laure», viva e morta), che confluiscono nel primo volume di ogni ‘coppia’ (per un totale di 297 sonetti su 317), rinviando nel secondo volume le «Canzones… et poésies diverses» (le quali «canzoni», sestine comprese, comprendono anche le ballate e i madrigali). Da notare che Laura sarebbe, come già per Marsand, la «belle Donna» del sonetto che per noi porta il n° 91, e con il quale Brisset chiude la raccolta «à Laure» sia nel 1899 che nel 1933. Ciò che distingue poi i primi due volumi di traduzioni (1899-1903) dai due seguenti è il passaggio, decisivo sul piano ‘traduttivo’, dalle primitive versioni in prosa, che lo lasciano presto insoddisfatto, a nuove traduzioni «rythmées», cioè in versi regolari (alessandrini francesi) sciolti.

Ricordiamo per finire il progetto ‘senile’, testimoniato da fogli manoscritti di Brisset datati 1936 e conservati all’Accademia, progetto però non portato a termine, di ripubblicare le sue versioni del 1933 e 34 secondo l’ordine Carducci-Ferrari del 1899, fondendo quindi in un volume unico sonetti e «canzones».

Tre dei quattro volumi di traduzioni sono premiati dall’Académie française (verosimilmente anche grazie all’appoggio dei suoi dedicatari accademici): nel 1900 e nel 1903, il «Prix Langlois»; nel 1931 e nel 1934, il «Prix Montyon» (entrambi i premi sono «de littérature et de philosophie»). Brisset si inorgoglisce di essere il primo a conseguire tale onore. Si allude anche talvolta a una distinzione prestigiosa ricevuta in Italia (Augusto De Benedetti, nella prefazione della traduzione del 1933, p. XI; «La Vie limousine» del 25 gennaio 1935), ma non ne abbiamo ritrovato nessuna traccia. Eppure, nonostante questi riconoscimenti e gli apprezzamenti positivi dei dedicatari illustri, non sembra che per gli editori Perrin prima, Quereuil dopo, i volumi abbiano avuto successo editoriale. Vi è appena un cenno a Brisset nella Histoire des traductions en langue française. XIXe siècle (Verdier 2012; ma è vero che si ferma al 1900, e si aspetta il volume dedicato al ventesimo secolo). Né figura nel «Repertorio dei traduttori» dell’indice generale del Patrimoine littéraire européen (De Boeck 2000).

Brisset traduttore del Petrarca